La riflessione dell'autore è poco più lunga di una lettera; tuttavia la sua è una prosa priva di pathos, che mira a porre in risalto l'esperienza spaziale del soldato nelle condizioni belliche del primo conflitto mondiale. Kurt Lewin si arruola volontario nel 1914 come soldato semplice, combatte per tre anni, poi, ferito gravemente, viene congedato col grado di tenente e decorato con l'Eisernes Kreuz, la Croce di Ferro dell'Impero tedesco. Nel 1917 scrive questo brevissimo saggio, da cui affiorano palesemente i suoi studi di psicologia. Il teatro bellico trasforma l'immagine del paesaggio del soldato: i paesaggi dei combattimenti (Gefechtslandschaft) e i paesaggi di pace (Friedenslandschasft) si compenetrano; il primo dà un'idea di direzionalità (man mano che ci si avvicina alla linea del fronte si percepisce un davanti e un dietro; il soldato fa esperienza di confini sempre più precisi), mentre l'altro "paesaggio", restituisce un'esperienza di rotondità (il paesaggio di pace si estende su ogni lato, è a-direzionale).
Gli effetti dell'introduzione delle nuove tecniche belliche (armi a lunga gittata, duelli aerei, ecc.) si riflettono nella concezione lewiniana di "isole di pericolo" (o isole della guerra) nel mezzo del paesaggio di pace. Scompare così la concezione solo orizzontale (o frontale) del teatro bellico, per aprirsi a ogni possibilità spaziale: la guerra direziona lo spazio, mutandolo o anNoneandolo in ogni direzione e in ogni momento.
Anche il filosofo Franz Rosenzweig, arruolato come sottufficiale dell'antiaerea dell'esercito tedesco di stanza in Macedonia, scrive nello stesso anno "Globus. Per una teoria storico-universale dello spazio", in cui evidenzia la transizione spaziale che la Prima guerra "mondiale" mette in atto – anticipando così alcune riflessioni di Carl Schmitt contenute in "Terra e mare".
Agli albori del XX° secolo il modo di produzione capitalistico pose il problema di ridiscutere gli ambiti di espansione delle potenze imperialistiche; ne risultò una guerra totale per la spartizione del mondo, delle sfere di influenza, delle colonie e dei flussi di capitali. Vecchi imperi erano inevitabilmente destinati al crollo; gli Stati Uniti d'America, poi, col loro ingresso nel conflitto alterarono l'antica concezione eurocentrica del mondo. Lo stesso Engels, visitando il Paese nel 1888, scrisse: «Se gli americani incominciano, lo faranno con una energia e una violenza a paragone delle quali noi in Europa saremo come bambini».
Fu inevitabile, alfine, che impostesi tali dinamiche economiche, queste confluissero nel riflesso psichico di una nuova concezione dello spazio, ora prettamente psichica (Lewin), ora geopolitica (Rosenzweig), come effetto della polverizzazione imminente degli Imperi centrali.